Questo è un luogo dove mi riserverò di aggiornare informazioni sui multimedia caricati ogniqualvolta abbia nuove da condividere. Per facilitare lettura e visione dedicherò una breve monografia ad ogni regista, uno per etichetta, con i suoi lavori.
Il tempo è poco e la molteplicità di quel che il singolo occhio ciclopico (telescopico) della cinepresa cattura è tanto. Perciò, di seguito i gentili ospiti.
Per la categoria, inserirò videoclip et similia di ciò che ritengo degni di nota per quel che riguarda i miei gusti, corredati di qualche pensiero. Sì, sono logorroica. E ho la diarrea emotiva. Per cui seguo l'onda della sciolta e mi faccio portare dove la pancia va.
Di seguito.
Oscillations, oscillations
Electronic evocations of sound's reality
Spinning, magnetic fluctuations, waves of wave configurations
That dance between the poles off sound and bind my world to soul.
I walk the streets of moment. Head down to the ground.
Cars are stars remotely far. My only world is sound.
Passersby are worlds that fly. Far from the dance of time.
Time whirls round from pole to pole and swirls within the sound's of
Oscillations, oscillations
Electronic evocations of sound's reality .
Il duo newyorkese lo conosco da poco, nonostante siano attivi da quel po' (precisamente dal 1967 al 1969, nonostante Coxe abbia provato a riproporsi nei tardi anni '90 ma con poco successo), e li conobbi per errore perchè stavo cercando dell'altro. Geniali nella costruzione del loro strumento, un dispositivo di controllo composto da nove oscillatori e ottantasei potenziometri (o knob di range per la modulazione che dir si voglia), suonabile con tutto il corpo: mani, piedi, gomiti, ginocchia. Vi ricorda per caso il Theremin? Beh sì, ma all'ennesima potenza, e con diverse qualità sonore non avvicinabili a quelle che il Theremin offre. Non per discredito, sia mai, ma qui è altro affare.
Geniali, ancora una volta, nel sincretismo musicale che hanno raggiunto: partendo dalla fusione e riproposizione di elementi del krautrock, della psichedelia, del pop britannico, sono arrivati già nel lontano 1968-69 a produrre brani precursori e illuminati che sanno di synth-pop, new wave, techno addirittura, o big beat. Modernariato elettronico insomma.
Sentitevi Oscillations e ditemi se non vi ricorda, per dire, i primi album dei Chemical Brothers, come Exit Planet Dust, Dig your own hole, o B-sides degli stessi come Brothers Gonna Work it Out. O anche altra roba di Fatboy slim.
O anche alcuni esperimenti di Squarepusher con le sine, i ricampionamenti, le modulazioni e le interpolazioni varie, e non elenco canzoni che sarebbe troppo lungo nel caso specifico ma, teniamo presente, è tutta gente che l'ha fatto quasi vent'anni dopo.
Ammetto che Il Teatro Degli Orrori è la mia ossessione musicale del momento. Ammetto che i testi mi raccontano come non mai, ammetto che la voce di Capovilla mi sconvolge l'anima, e gli arrangiamenti di Favero e Mirai mi fanno impazzire. Lezione di musica è solo una fra le tante per le quali ho pianto vedendoli in concerto, così come per Il turbamento della gelosia, La vita è breve, Majakowskij. Santo cielo, Majakowskij. All'amato me stesso, sì.
Folgoranti. Se potete fatevi questo viaggio fra i loro album, che ne vale la pena. Se non altro avrete conosciuto qualcosa di diverso.
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Lowride degli Autechre è da sempre una delle mie canzoni preferite. Che dico, canzoni? Ah, come mi colgo in fallo. Composizioni elettroniche. Sebbene l'album sia del 1993 (Incunabula, Warp Records), è tutt'ora non solo estremamente contemporaneo, ma direi ancora anticipatore di certe prossime tendenze. Curato in ogni dettaglio, rappresenta uno degli apici qualitativi che in assoluto la musica elettronica possa raggiungere. Bah, questo poi è quel che penso io, mica dovete essere d'accordo. Cristo ma vi rendete conto di quel che sto scrivendo? E' vergognoso. Pare che sia un critico della EMI o giù di lì.
Perpiacere, la traduzione fa schifo. Ma la canzone, perdìo, come apre l'anima. Ho sempre amato Johnny Cash, vattelapesca del perchè. Perchè è onesto, sincero. Ascoltatevela che è meglio. Inutile parlarci sopra.
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Il Gulliver è LA canzone. Macroonde. Questo maledettissimo, incessante, incomprensibile, inafferabile, interminabile: espandersi. Non c'è freno e l'atmosfera la respiri, le senti intorno come vibrazioni sismiche, come se la qualità dell'aria si facesse di diversi strati di densità. Un viaggio, davvero, come quello di Swift -fottuto geniaccio- quando scrisse I viaggi di Gulliver.Diciamocelo, non è solo una questione di ego, è che prepararsi da sè gli ingredienti del proprio trip è tutta un'altra soddisfazione. Io le macroonde so cosa sono. Lo so eccome.
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Non rinuncio alla progressive. La città sottile rimane uno dei miei pezzi preferiti del Banco. Il perchè? Stolto crapulone e pigro, sentitela! E poi lo capisci, il perchè.
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Altro spirito, altro genere. Puff Dragon lo scopersi per caso, e fu amore al primo ascolto. Sebbene dello stesso album (Sazanami, 2005) sentii in quella occasione solo il singolo Chinese Radio e subito mi piacque, prediligo Marine Drive giacchè dichiarazione fatta suono del bisogno di spazi aperti, lontani, profondi, atmosferici. Sì, è la track che preferisco.
Francesi. A loro l'elettronica esce così, come fosse naturale. Initiate II non è solo un bell'esempio di elettronica melodica (più che sperimentale, come nel caso degli Autechre) ma anche una canzone d'amore con un bel testo, che parla principlamente di rispetto e di attenzione all'imparare e insegnare al proprio partner come si è, e quel che si desidera. Tenetelo a mente.
"Bene-bene", disse il dottor Trabacchio fregandosi le mani.
Hai presente Ignazio Denner? Quel degenerato brigante satanico, uscito della mente perversa e finemente cesellata di Hoffman? Certo che ce l'hai presente.
Nel caso non fossi fresco di lettura, il dottor Trabacchio è suo padre.
Uno Shaitan ladro e lestofante, pronto a sacrificare ogni cosa, figlio compreso, per la causa della sua ricerca. Per il suo egoismo, per il suo benessere, per la sua cupidigia, per tutti gli aspetti negativi che fanno di lui quel che è. D'altronde, come ogni Satana che si rispetti, oltre alla malcelata indegnità morale ed etica...egli è medico, e cura senza nulla chiedere ogni malato. Ti par poco? E' scienziato illuminato e saggio venerando nella sua arte. E vi riesce perchè sacrifica i suoi figli (a parte Ignazio, misericordiosamente messo in salvo dalla madre) per ottenere dal loro sangue il medicamento.
Vedi, il dottor Trabacchio è il male incarnato, i vizi, l'occulto, l'oscuro, il malevolo.
Ma prima di tutto è un uomo che rinuncia ad ogni amore umano per amore di conoscenza, per il dominio di poteri segreti, per l' accesso ad aree sconosciute del pensiero e delle energie.
Tutto questo ha un costo, che Trabacchio traduce nella perdita di compassione e di umanità.
I Santi, quasi tutti martiri, pagano anch'essi allo stesso modo, oboli e oboli di sofferenza. Spingono la loro vita verso il male fisico per ottenerne un beneficio spirituale. Essi al contrario del dottore esaltano le qualità a lui mancanti fino ad un punto estremo, per la Fede. Il martirio è la forma di insegnamento attraverso la quale imparano ed accedono alla santità. Non dimentico certo Girolamo, Agostino e chi più ne ha più ne metta, uomini di cultura e illuminati non solo dal martirio ma anche dalla propria sete di sapere, ma il mio discorso verte su altro.
Le Epifanie sono manifestazioni del divino o del malvagio (e datemi della manicheista, suvvia), o comunque di dimensioni altre, rappresentazioni di energie archetipe in forme comprensibili alla percezione -più corretto dire alla semiotica iconologica- dell' uomo.
E proprio perchè aprono uno squarcio su una dimensione altra, portando consapevolezza, solitamente cambiano la visione del mondo e delle sue regole, una volta manifestatesi.
Mefistofele che porta il contratto a Faust, l'arcangelo Gabriele che sussurra la maternità all'orecchio di Maria, tutti eventi che cambiano il normale corso delle cose, che alterano il percorso di vita di persone assolutamente normali (benchè elette) donando loro una coscienza\conoscenza che gli impedirà di ritornare allo stato di ignoranza precedente.
Una volta che vedi, sai. E non puoi tornare indietro.
Una volta che hai mangiato la mela dell'Albero della Conoscenza, sai.
E il risultato, noto anche ai poppanti, è la cacciata dall' Eden. Si viene sostanzialmente espulsi da quel luogo dove tutto è pari, uguale, tranquillo, benevolo, materno se vuoi, perchè con l'accesso alla conoscenza non si può più percepire tutto come indistinto.
E' il tuo pegno, per sapere devi abbandonare ogni stato o luogo mentale precedente, in un continuo nomadismo. Separarti, partire, e indietro non si torna.
E si arriva così al Fato, alla predestinazione. I sistemi di segni con il quale una Volontà superiore comunica il proprio intento all' uomo, sono solitamente a disposizione di eletti (sulla quale la stessa finisce per agire) la cui sensibilità è maggiore rispetto ad altri. Essi hanno cioè un destino particolare che li porterà verso lidi non comuni. La loro fatica sarà ricompensata, ma ciò invece d'esentarli dal duro lavoro e dalle pene, gliene comporterà invece in maggior misura e di straordinarie.
La somma conoscenza richiede il sommo pegno, per farla breve.
Altri invece, con la loro testardaggine o la loro cecità, si costruiscono infausti cammini di vita che chiamano destino ma che in realtà sono l' opposto: rifiutano stolidamente di imparare la lezione che viene loro impartita, rinnegano l'alfabeto mediante il quale gli viene suggerito, non imparano dai propri errori nè da quelli d'altri. Soffrono ugualmente, ma senza ricompensa. Ovviamente.
Riflessione prosaica e alquanto prolissa, concordo, ma necessaria per i disegnucci qui sotto. D'altronde, se non ti va di leggere, guardati solo le figure. Nessuno dice niente, libero di scegliere.
E tu, paghi la tua conoscenza?
Quanto la stai pagando? Perchè se non la paghi cara, è di cattiva qualità.
[Yuhanna Ibn Sarjun - San Giovanni Damasceno]
Il ragazzo è uno in gamba. Beh, ha perso due mani, ma tutto sommato ne ha guadagnato sia in braccia che in aureole.
[Ex Cinere Resurgo]
Dalla cenere risorgo. Sono pur sempre un Lazzaro, no? Imparentato geneticamente con l' Araba Fenice. Sicchè la mia aureola è un ovulo, e lo spermatozoo che mi feconda è il serpente che tentò Eva.
Da questa coscienza rinasco. Ma non senza dolore: subisco anche io il mio piccolo martirio: una corona di spine cinge il braccio destro, il braccio tentacolato con il quale disegno.
Autobiografico? Per certo.
[Not Necessarily F8 is 7]
Come dire, alle volte ci si sente il fallimento sul collo come una di Damocle spada.
Un Fato contrario, un destino che non si comprende o ci allontana dal nostro desiderare.
E' una condanna, un' autoflagellazione, una presa di coscienza, una paura sfogata, una speranza, un cenotafio nel quale mi sono sepolta ancor viva.
Situazioni della vita, l'autobus che passa in anticipo, il the delle cinque con la zia stronza, fiducia malriposta in persone a te care, il sedile del cinema zuppo di cola, un amore che perdi, bla bla bla.
Santoddiocel'avetegliocchi.
Fatevene anche voi quel che vi pare.
E difatti rispetto la solita regola, come sono banale. Bando alle ciance, gli ultimi parti (e non party) del mio sconvolto occhio offerti in sacrificio per voi, per la nuova ed eterna allenza [...].
[King Nothing]
Sìssì, una non poco vaga reminiscenza di The Cell di Tarsem Singh. Non ricordo nemmeno il santo che fu sottoposto a cotal martirio, fatto sta che questo bel Re di Nulla (e mettiamoci anche i Metallica) non sta esattamente estraendosi senza colpo ferire gl' intestini, bensì sta recidendosi il cordone ombelicale.
Bisogna pur crescere prima o poi.
Separarsi dall'Eterna Madre.
Essere un sole in piena notte.
Dimenticare, cessare, apnea, il mare profondo e buio.
Qualcosa mi accoglierà, ovunque vada.
Buon viaggio.
[Death Mask -Sewing Herself Face-]
Tutti si ha una faccia. Alcuni più d'una peraltro, tanto che finiscono col perdersi dietro il conto delle loro mille identità, dimenticandosi di vivere sè stessi. Ogni tanto dovrei abbassare l'indice, o a furia di sputar sentenze prima o poi qualcuno me lo spezzerà. In ogni caso, andavo chiedendomi che faccia mai potesse avere una Morte (una, sì, mica tutte. E' diversa per ognuno, no? Mah. Non sono ancora morta, non ve lo so dire. Ne riparleremo dall'altra parte), e come la usasse. Come fosse una protesi probabilmente. Non è poi tanto distante dai piccoli umani di carne e ossa, la Vecchia Signora, perchè anche lei come ognuno di noi ha la sua maschera.
E allora penso a Poe, alla sua Maschera della Morte Rossa, o ancora alle maschere funerarie egiziane, etrusche, precolombiane, e così via. Hanno certo più senso, questi decori funebri, delle insulse lapidi anagrafiche dell'uomo moderno. Che importa, il nome, la data...la faccia importa. Mostrami il tuo volto, non la giustificazione dattilografica della tua esistenza. Voglio vedere la persona, non una accozzaglia di dati.
Forse che ognuna delle nostre facce è in realtà una faccia della Morte, che abbiamo solo in prestito e che essa si riprenderà?
E' forse proprio il perdere questa faccia che ci fa morti?
L'annullamento dei tratti somatici come annullamento della personalità?
E se essa nella notte (con tanto di falce di luna) se ne sta lì a cucire e creare facce, non è in questo senso anche generatrice di nuova vita?
Ecco perchè lo specchio, miei cari, vi riflette apparentemente vivi. Bugiardo!
[...] la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo piú. Non è nulla dunque, né per i vivi né per i morti, perché per i vivi non c’è, e i morti non sono piú. [...] Epicuro, Opere.
[Autoritratto dell' Una e Ventitrè]
La notte mi appartiene.
Mi culla, mi picchia, mi sevizia, mi consola, scava nelle mie disperazioni, aggiunge legna secca al mio fuoco, mi isola, m' avvicina a luoghi sconosciuti, mi allontana dai ricordi o me li sbatte in faccia.
O forse è troppo vino, la vodka (e il suo spirito di patata, ah-ah-ah), Matthew Herbert & the Big Band, e sovrappensiero (Bluvertigo) torrenti di immagini vissute, particolari che non pensavo di poter ricordare, e puoi fregare gli dei, fregare gli dei, macroonde. Ma ho sempre preferito dire: "puoi fregare gli dei, fregare gli dei, ma non me".
Sono invecchiata improvvisamente di un migliaio d'anni, riprendendo la mia vera forma.
I capelli bianchi non li conto più, le rughe nemmeno.
Sono sempre stata vecchia, e gigantesca, fatta di roccia e di nebbia.
Ho ceste e ceste e bauli e sotterranei e soffitte e case abbandonate e castelli diroccati e fosse e latrine e angoli di cielo pieni di cose mie. Di quel che ricordo, di quel che ho provato, di quel che ero e non sono più, di quel che sono e che voi non vedete.
Mi piace il buio, me ne esco la notte e prendo la mia vera forma. Vagolo per campagne solitarie, enorme e silenziosa, senza che nessuno mi veda.
Sono vecchia. Arcaica.
Caro Matusalah , spartisco la mia dentiera con te.
Sono vecchia. Molto più di te. Sono Trismegistamente vecchia.
Lazzaro Trismegisto, ossia "Lazzaro Tre volte Più Grande". Hai idea di quante volte sono morta? E di quante sono rinata?
Fatti un po' i tuoi conti.
All' Una e Ventitrè sono Io, solo Io, e nessun altro.
Avendo per Tempo saputo Melancolia tanto ampia, avrei oppiato il suo sonno d'illusioni ancora, senza por Tempo al Tempo di cavarmi gl'occhi con le sue paure, adempiendo a suo Tempo il mio Real desìo.
E se di buia notte mi cingo, d'altri non fu biasimo, se non mio.
Qui ci metto quel che mi pare. Quel che mi riguarda personalmente o meno, quel che mi passa per la testa, quel che mi stuzzica la curiosità, riflessioni, spunti, suggestioni, sogni, incubi, speranze, fallimenti, esperienze, punti di vista, bisticci e bestemmie, preghiere e santità eterogenee.
Non mi interessa di mostrare al mondo il mio animo sensibile e patetico. Desidero solamente condividere la fantasmagoria che mi abita l'anima attraverso le varie forme di comunicazione che mi appartengono, quali arte in generale, scrittura, poesia, eccetera. E attendo di vedere cosa ne esce dal vostro immaginario. Un blog empirico, se così preferite chiamarlo: sperimento effetti di visioni personali su altri e viceversa i mondi d'altri su di me. Vivo. Non chiedo nulla: chi vuole partecipa.
Se ti va, fermati.
Leggi, spulcia, guarda, indignati, offendimi, riappacificati, fai quel che ti pare.
Questo posto lo arredo io ma se vuoi può essere casa tua.
Dimmi pure quel che pensi, combatti con me o contro di me a colpi di sogni, cultura, filosofia di vita, ricette di cucina, barzellette sporche, la spazzatura che hai nel cervello. Quel che ti pare.
Altrimenti, cambia pagina: il mondo è grande. Internet, illusoriamente, anche.