venerdì 16 marzo 2012

Appunti sull' Ecpirosi

Vale a dire un tema a me già da molto caro, o piuttosto che mi ossessiona da tempo. Ossia l'energia e il suo impiego.
<<Tanto gentile e tanto onesta pare la Wikipedia mia quand' ella altrui saluta>> così ci traduce il curioso fenomeno:

Ecpirosi è la conflagrazione universale (o incendio e fine del mondo) secondo gli stoici, per i quali ogni cosa deriva dal fuoco e nel fuoco ritorna alla fine del proprio ciclo evolutivo.
La fisica stoica si richiama alla concezione eraclitea del fuoco come forza produttiva e ragione ordinatrice del mondo. 
Da questo fuoco artigiano si genera il mondo il quale, in certi periodi determinati di tempo, si distrugge e torna a rinascere dal fuoco. Per questa ragione si è soliti parlare di eterno ritorno del medesimo che si produce ciclicamente sotto forma di conflagrazione universale o appunto ecpirosi. Ogni periodo che si produce dal fuoco e che culmina nella distruzione attraverso il fuoco stesso è definito diakosmesis.

Bene, premettendo che mi sto autoiniziando alla filosofia e che sono piuttosto ignorante sul campo, cionondimeno ho un cervello pensante (colpa dei coloranti, sappiatelo, produttori di merendine sintetiche) e orribilmente analogico.
Le basi di questa speculazione, come detto dalla mia Amata, le gettò Eraclito.
Au contràire del dolce Platone, il caro Eraclito sosteneva che l'oggettivazione della percezione soggettiva non è la soluzione finale di ogni cosa, giacchè per quanto è auspicabile avere una legge generale di interpretazione di un dato reale scevra di ogni soggettività, è comunque con la mia percezione sensoriale soggettiva che traduco a me stesso i dati del mondo Reale, e pertanto ogni oggettività non è mai imprescindibile dal soggettivo. 
Da qui, dopo un infinito e noiosissimo bisticcio di parole, si arriva al Logos. Il Logos, la parola, è lo strumento principe di comunicazione, e come tale passibile di svelare o nascondere le informazioni, di raccontare il dato Reale o di nasconderlo. 
Sotto questo punto di vista il Logos diventa un mezzo di trasmissione della realtà. 
Curioso notare come, per un solo inciampo spaziale, la parola Logos è vicinissima alla parola Flogos, ossia Fuoco. 
Il fuoco della parola, fuoco del pensiero, fuoco che forgia nuove realtà, fuoco Prometeico.
Il fatto che il fenomeno dell'Ecpirosi sottenda poi ad una certa ciclicità, quasi fosse una primavera che torna dopo ogni inverno, sempre uguale ma diversa...non so voi ma a me rimanda al crollo degli imperi, se vuoi pure ad un Panta Rei, alla ciclicità con la quale si ripetono determinati eventi.
Andiamo, lo so benissimo da me che buona parte di certi studi quantistici ripetono che la ciclicità della storia è solamente una convinzione umana e che il tempo è una semplice linea retta (di-retta dove, non si sa), ma a questo punto gli algoritmi?
C'è un ritmo nelle cose, non mi interssa quello che dicono gli scienziati o gli uomini di Fede -che poi si tratta solo di un punto di vista, una credenza. Sostituisci la Macchina e Tecnica al Dio, e il risultato dell'equazione non cambia- ma il ritmo c'è. 
E il ritmo è fatto di variazioni su una stessa monade che inevitabilmente si ripete.
Anche antropocentricamente parlando, abbiamo solo l'illusione che l' Uomo sia cambiato, progredito, migliorato.

Perdio. L'uomo è la stessa scimmia d'un tempo.
E no: non sono amare parole d'una compiaciuta disincantata. Nessuna accezione negativa nel periodo di cui sopra, semplicemente è così.

Quel che rileggo in certi libri a proposito di rituali, spettacoli, forme artistiche, sociali e politiche dell'antichità, dei primordi dell'uomo, sono le medesime di quelle attuali.
Ogni cosa è quel che è, e non può che somigliare a sè stessa, all'infinito.
Uno pensa di non essere Narciso, colui che rimira lo specchio, ma è nella nostra natura.

La storia di Narciso è la storia di ogni uomo, che attraverso la speculazione filosofica e la speculazione fisica, attraverso uno specchio insomma, non cerca altro che la conferma della qualità della sua interpretazione del mondo e del suo posto in esso, nell' immenso sistema che esso è.

Leggo le tragedie di Plauto, e la trama non differisce d'una virgola rispetto ad un film che potrei vedere al cinema il prossimo mese.
Wagner è l'indomito fantasma che col suo sogno di oltre due secoli dorme in ogni artista che cerchi di fare della sua opera un apparato multimediale (multimodale?).
Non sappiamo ancora con certezza di cosa è composto lo sperma.
Lo sperma, l'origine vecchissima di ognuno di noi.
Forse che pensiamo di sapere da dove siamo partiti e non sappiamo dove arriveremo.
E' una illusione: non sappiamo nemmeno bene da dove siamo partiti.

E allora tutta l'oggettività di cui si faceva scudo Platone?
Dove va a finire?
Di cosa essere certi, se non abbiamo strumenti certi per verificare dati certi, che sarebbero comunque tali solo perchè una volta addomesticati farebbero parte del margine del calcolabile attraverso il quale i nostri sensi e le forme di pensiero ci permettono di interpretare il dato Reale?
Essendo poi questi dati non-certi lo strumento attraverso il quale cerchiamo una conferma del Reale, cosa ne sappiamo effettivamente di esso?

E così il dato di fatto diventa Mitologia.
Fantasticheria.
Una opinione.
Un Punto di vista.


E tutti hanno il medesimo valore.



Ci resta solo il fare.
Prometeo ci diede il fuoco, con cui forgiare e cucinare e riscaldarci.
Eraclito ci suggerì che la parola, figlia del fuoco, può cambiare, plasmare trasmettere e diffondere ogni sapere parziale (giocoforza praziale) dell' Uomo su ciò che lo circonda, perchè essa è effettivamente uno strumento di scambio di informazioni.

Questo è ciò che possiamo fare: scambiarci opinioni e saperi.
Arricchirci d'ogni Punto di Vista. Essere pronti a mettere in discussione il proprio Sapere non come Roccaforte dell'Ego, ma come sensibile fluido da non possedere, da cavalcare e basta.

Solo questo.




Per chiudere: il pensiero di una notte intera.

1 + 1 = 2 ?

Ne sei sicuro? 
Io dico che fa 4. 
No? Guarda:

° + °  =  ° °

Quanti cerchi conti? 

Esatto, sono 4.

Questo spiega i miei pessimi voti in matematica, ma non il mio soffrire di insonnia  per pensare alla matematica (qualche filosofo del pragmatismo moderno mi additerebbe maledicendomi -e non a torto- con la frase "se lavorassi in fabbrica dieci ore come me dormiresti serena, altro che pippe insulse", cosa peraltro ben plausibile).